D. Gigi, che ne pensi della designazione di RenzI?

R. Designatio praecox!

 
D. Quale è il vero problema politico di quanto sta accadendo?
R. La lotta tra la parte della massoneria, della delinquenza organizzata (droga, armi, commercio degli esseri umani, riciclaggio ecc.), della Curia vaticana corrotta, e delle mafie internazionali e nazionali che sceglie ancora Berlusconi e quella che lo ha scaricato ormai da tempo a causa della sua impresentabilità internazionale.
 
D. Pensi che Renzi si renda conto di tutto ciò?
R. Non lo so. Il personaggio non mi pare granché. Mi pare uno che è gestito dalla situazione, non uno che la sappia capire e affrontare, mi pare più un Catilina che non un Cesare. Anche moralmente non mi pare brilli di comportamenti coerenti e trasparenti. Dante più che all’Inferno o tra gli ignavi non lo metterebbe, penso.
 
D. E la gente?
R. Penso sia lontanissima dal cogliere la posta in gioco, non ha né vuole avere la possibilità di pensare e capire. Credo che la vera radice della crisi sia lì. Il resto ne è la conseguenza. C’è una enorme responsabilità in tutto ciò da parte degli intellettuali, del mondo accademico e della stampa, ma prima di tutto da parte di ognuno di noi quando si rifiuta di pensare. Al massimo c’è che dice: “ci vorrebbe qualcuno che …”, ma poi tutti stanno a guardare e nessuno agisce in prima persona, nessuno si sente interrogato in prima persona. Altro che “democrazia diretta”! Ci vorrebbe la morale diretta! E mi limito a parlare di morale, non scomodo l’etica.

 

Roberto Calderoli, senatore e vicepresidente del Senato, a Treviglio alla festa della Lega ha espresso il proprio pensiero in ordine al ministro della Integrazione Cécile Kyenge: “quando la vedo, non posso non pensare a un orango”.

Chiedo scusa al nobile concittadino per la mia limitatissima cultura e per la mia scarsissima frequentazione di oranghi, ma proprio non riesco a penetrare la acuta profondità del suo pensiero.

Caro Calderoli, per favore, aiutami, edocimi, insegnami, fammi capire. Solo la tua inarrivabile sapienza e la tua insuperabile sensibilità mi possono aiutare a crescere e ad allargare gli orizzonti del mio cuore e della mia mente. Aspetto con fiducia.

 

 

   

Un amico mi scrive;

Oggi, stamattina, alcuni tradizionalisti cattolici, come il Il sito tradizionalista «Rorate Coeli», oppure Pontifex, hanno iniziato a criticare apertamente Papa Francesco: il primo portale l’ha attaccato perché ha lavato i piedi a un musulmano e a una donna, gridando allo scandalo soprattutto per quest’ultima; e il secondo ha detto che un Papa non può essere un semplice “fraticello”, sottolineando l’abbandono della croce d’oro e delle scarpette rosse e della mozzetta rossa d’ermellino, come segni di inutile “pauperismo”, che infliggono alla chiesa l’umiliazione della bellezza che celebra Dio, cioè della simbolica di riti, abiti, arredi, edifici sacri. Che cosa ne pensi? Sono gli stessi farisei di Gesù?

Orrore! Toccare i piedi a una donna? Come si può, da Papa? Poi magari con le donne ci tocca ragionarci assieme, ascoltarle, capirle, rispettarle.

Idem per i musulmani. Lavare i piedi a un musulmano, che poi magari li usa per darti una pedata? Meglio una pedata pulita che una sporca? L’unica lavata praticabile a un musulmano è quella di testa! Come si può oggi credere ancora a Maometto, magari pure con i piedi puliti?

E, poi, parliamoci chiaro, l’umiliazione della lavanda dei piedi è solo un fatto liturgico e simbolico. Con la liturgia bisogna andarci molto, molto piano: pianissmo, con piedi non puliti, ma di piombo! E pure con i simboli, si sa, bisogna andarci piano. Un simbolino oggi , un simbolino domani e ti trovi che anche tu devi lavare i piedi a tutti i miscredenti o, peggio, a tutti i poveri cristi del mondo. Non sia mai detto.

Che bisogno c’era poi di non mettere una croce d’oro? Se non si fa più d’oro nemmeno la croce, come si fa con il resto? Vuoi vedere che questo qui ti fa pure lo lOR d’acciaio? E poi dove andiamo a riciclare i fondi neri e le tangenti?

Quanto è ridicolo poi lasciare le scarpette rosse! Come se importasse averle rosse o nere! Importante è non il colore delle scarpe, ma che il Papa se ne stia fermo, immobile. il rosso delle scarpe era solo un piccolo vezzo, una chicca. Era solo un residuo del rosso cardinalizio: mica si può diventare Papa per intero, dalla testa ai piedi! E poi basta con i piedi! Come se a decidere fossero i piedi, lavati o sporchi, in scarpe rosse o nere!

E la mozzetta d’ermellino non era bellina? Perché toglierla? Poi si lamentano che vengono i reumatismi alle spalle! Oggi la mozzetta, domani chissà, va a finire che il Papa si mette a nudo veramente. E poi pretende che, magari, lo facciamo anche tutti noi. Il Papa non può mettersi a nudo. E poi Papa non può pretendere che anche noi ci mettiamo a nudo con tutti, magari e prima di tutto in senso morale e finanziario. Il pauperismo è roba da medio evo. Dobbiamo essere attuali, moderni. Basta con i tradizionalismi! Basta con questo vecchio cristianesimo medioevale o, peggio, con il cristianesimo delle origini!!! basta con questi tradizionalismi da presepe francescano!!! È ora di finirla, anzi è ora di non cominciarla neppure. Speriamo che faccia la fine di Papa Luciani: una bella morte veloce dopo 33 giorni! Davvero una morte d’oro! 33: ecco il numero perfetto, davvero il numero della salute sia del Papa (di questo Papa) sia della chiesa! 33 come gli anni di Gesù, che volere di più? 33 giorni: un papato low cost, un papato fast food, un papato low and fast! Evviva!

Subito dopo le elezioni un amico mi chiese: “Come valuti il movimento 5 stelle? Pregi? Limiti?”.

Ora mi si chiede di pubblicare la risposta, scritta il 5 di marzo 2013. Eccola:

«È cambiata la piazza o, come dicevano i greci, l’agorá, quindi è cambiata la parola (non a caso in greco parlare si diceva agorázein), quindi è cambiata la comunicazione sociale, quindi sono cambiati i rapporti di forza, quindi è cambiata la politica. Oggi l’ agorá è interrnet; chi non sa “entrare in internet” è ormai considerato un povero senza parola e senza politica, un analfabeta impotente. Il passaggio dall’uomo televisivo all’uomo internettiano per portata culturale è analogo a quello tra l’uomo della cultura orale e l’uomo gutenberghiano, ma con almeno una radicale differenza: il tempo del passaggio è, al tempo stesso, molto più brusco e nascosto, molto più rapido e invisibile, molto più radicale e destabilizzante. Soprattutto per molti dell’attuale generazione, nata gutenberghiana e morente internettiana, l’effetto rischia di essere spaesante e, perciò, di spingere a rigurgiti regressivi e fascistoidi (leggi: berlusconiani), che spinge a leggere tutto in modo persecutorio, intollerante e angosciante. Ci vorrà tempo, fatica, sofferenza, perché il passaggio sia integrato. Ci vorrebbe quello che fu l’Umanesimo per la cultura del libro, ma purtroppo non vedo umanisti internettiani. Né vedo una nuova Firenze che sappia farsi culla dell’Umanesimo e laboratorio di nuova parola e di nuova politica.
Grillo è uno smanettone di internet, non un umanista di internet. I grillini sono i poveri beduini di questo Maometto smanettone. Come tutti i pastori di erbivori, i beduini hanno le ostinazioni e le miopie dei bovini, abbassano la capoccia e non si accorgono di tirare aratri non propri. Penso con nostalgia ai tempi in cui a garantire il valore e la “affidabilità” di un politico era non l’anagrafe o lo status, che so? di disoccupato, precario o donna, ma il suo cursus honorum. Oggi più cursus honorum uno abbia, più incute diffidenza e voglia di rottamazione. Del resto come potere avere un cursus honorum adeguato se l’uomo internettiano sta solo ora nascendo?
Certo la nuova agorá affascina. È globale, può aprire e superare confini di spazio e di cultura prima intrascendibli, può essere l’ecclesía o quanto meno il sagrato di nuovi lógoi capaci di unire gli uomini come non mai. Ma può essere anche luogo e tempo di nuove solitudini: lo smanettone internettiano è fondamentamente solo di fronte alla tastiera e al video, spesso usa la tastiera e il video come muro psicotico, come nascondiglio in cui ritrarsi, come alibi della propria impotenza, frustrazione, incapacità di incontro e relazione. Allora questa agorá può fare paura, allora i beduini e gli smanettoni possono fare paura, perché “non sanno quello che fanno”, perché non vedono e perché sono infantili e, come tutti i bambini piccoli, credono che esistere sia distruggere buttando giù il biberon dal seggiolone.

Non a caso, molti del cosiddetto “popolo di internet” usano la rete come nicchia di isolamento, come alibi di una profonda incapacità relazionale, come sostituto compensatorio di una sostanziale afasia relazionale, come arroccamento paranoide in cui rimuovere o negare la propria ignoranza e la propria impotenza politica e propositiva. Se ad avere paranoie e/o impotenza relazionale e politica è uno solo, il problema compete a un terapeuta; se però ad averle è un “popolo” soggiogato da uno smanettone, allora il dramma della mmobilità psicotica è un problema politico, rischia di essere “il” problema politico. E allora, come tale, va valutato politicamente. Allora ci si deve chiedere a chi giova? o, come dicevano i latini: “cui prodest?”. A chi giova l’impasse paranoide o psicotica? E risulta pure legittimo chiedersi se lo smanettone sia l’ingenuo attore di sé stesso e delle proprie frustrazioni e impotenze o non sia l’esecutore più o meno consenziente e consapevole di disegni altrui.

E gli altrii? Gli altri (per “altri” intendo quelli che internettiani non sono, né sanno di poterlo e doverlo essere), purtroppo, sono fuori tempo e fuori luogo, scentrati o, detto alla meno peggio, ec-centrici. Non vedo come possano rispondere alla sfida dei tempi e della nuova agorá. Mi fanno più paura loro che non i beduini e lo smanettone. Certo non è un bel tempo quello in cui si deve scegliere fra chi fa più o meno paura.
Mi verrebbe una proposta: occorrerebbe indire un concilio degli internettiani, che discuta di queste cose e che fondi un nuovo umanesimo.

L’attacco alla propria libertà personale lo fa chi delinque. Se un giudice indaga e giudica chi delinque, non attacca la libertà dell’indagato o dell’imputato, ma fa soltanto quello che deve fare, cioè garantire e amministrare la giustizia, tutelando la libertà di chi non delinque.

Evviva le sedie!

Sono le uniche che riescono davvero

a prendere per il sedere i potenti.

Berlusconi amava le svergognate,

Monti ama le Caste.

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Berlusconi amava fornificare,

Monti ama Fornericare.
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Berlusconi aveva grilli per la testa,

Monti ha Grillo sulla testa.
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Berlusconi girava con patonza

Monti gira con Passera.
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Per comprendere le dimissioni alle quali il presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi (dell’Opus Dei) è stato costretto, è utile rileggere quanto ho scritto al momento della sua nomina  nel post 2009/09/23 – Gotti Tedeschi al posto di Caloia alla presidenza dello Ior e l’approvazione dello scudo fiscale. Ribadisco quanto allora ho scritto. Chi di Berlusconi ferisce, di Berlusconi perisce. Stia attento Montezemolo.

Appena si profilano appuntamenti e cambiamenti elettorali in Europa e in Italia, appena appena si intravede – come nel ’92-’93 – la possibilità che i poteri forti delle mafie e delle destre fasciste perdano potere, ecco la mannaia omicida e ricattatoria del terrorismo.

I simboli parlano chiaro: 1) si colpiscono Brindisi e il brindisino,  una zona dove una delle mafie più intraprendenti e micidiali, la mafia pugliese della Santa Corona Unita, la fa da padrone; 2) si colpiscono le studentesse pendolari provenienti da Mesagne, dove da poco sono stati arrestati 19 esponenti della Santa Corona Unita; 3) si colpiscono le Puglie, terra di contraddizione e di confine, terra di faccendieri imbecilli e dagli appalti facili come Giampaolo Tarantini e di uomini di utopia e di forte tensione morale come Aldo Moro e Nichi Vendola; 4) si colpisce una scuola statale intitolata a Giovanni Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo, uccisi in epoca di simile rischio per le mafie di perdere il controllo dello Stato (sic!!!! Non è lo Stato che riesce a controllare le mafie; sono le mafie che vogliono controllare e condizionare lo Stato!!!!!); “è come se avessero ucciso un’altra volta Giovanni”, denuncia la sorella di Falcone, bene individuando l’analogia tra Capaci e Brindisi; 5) si colpiscono ragazze adolescenti e studentesse, cioè donne, donne che studiano, donne che abiteranno il domani; nessuno più della donna è sacerdozio e garanzia di trasformazione e di futuro; i poteri violenti, assoluti e totalitari temono da sempre la donna e il suo potere di vita, crescita e vivificazione; 6) si colpisce la scuola, perché la scuola può essere tempo e luogo di libertà e di liberazione, di cultura e di consapevolezza, di riscatto e – lo si sottolinei bene!!! – di mobilità sociali, di partecipazione e di contatto tra cittadini e stato (la scuola è la prima istituzione statale con la quale si entra in contatto significativo e formativo), tutte dimensioni che sono l’esatto contrario della conservazione mafiosa e terroristica.

Anche di recente ho ricordato la possibilità della collusione sotterranea che unisce tra loro Occidente e terrorismo (vedi i due post 2012/03/02 – Bersani (con molti altri) e la riesumazione del terrorismo e 2012/03/03 – Ancora sul terrorismo (a proposito di quel che dice Bersani con molti altri). Fatti come questo di Brindisi erano e sono purtroppo prevedibili. Il terrorismo urla e uccide quando c’è il rischio del cambiamento sociale, politico e culturale e quando, di fronte a questo rischio, le forze fasciste, mafiose e violente si coalizzano e cercano la paralisi per loro rassicurante della paura e della intimidazione politica.

 

In un recente commento al post 2012/04/11 – Il prete e la chiesa negano l’Eucaristia a un bambino disabile Elena scrive:

Questa sera mi sento un pò triste, e un perché mi accompagna senza risposta.
La Chiesa, o comunque chi e coloro parlano in nome suo, l’11/04/12 rifiuta la comunione a un bambino disabile.
La stessa Chiesa il 19/01/2012 a Castellamare di Stabia durante una processione religiosa , guidata dal vescovo, si ferma a portare saluto e tributo sotto il balcone di un noto pregiudicato legato ai clan. E lo fa per il secondo anno consecutivo. Errare è umano, perseverare è diabolico dice il proverbio.
La stessa Chiesa ospita nel suo cuore le spoglie di Enrico de Pedis, ultimo capo della Magliana. Che NON è certo un esempio di figliol prodigo. La Chiesa lo accoglie in un silenzio omertoso, di rispetto e di complicità dal 1990, anno della sua morte. Nel 2005 una telefonata anonima in una trasmissione televisiva denuncia il fatto, dicendo “andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino (Enrico De Pedis) fece al cardinal Poletti”. Oggi, 7 anni dopo quella telefonata, hanno deciso (chi?) che forse si poteva anche verificare. E se i 7 anni mi lasciano interdetta, ho trovato glaciale il commento dell’incarico alle indagini che conferma trattasi dei resti del pregiudicato, che tanto lo sapevano già, ma almeno ora si può non parlarne più. Il caso è risolto.
E no! Non è risolto proprio niente! C’è tutto da parlare perché tutto questo E’ UNA MALATTIA CHE CI MANGIA TUTTI!
Perché la Chiesa, o chi e coloro parlano in nome suo, invece di abbracciare chi si appoggia a lei riconoscendola come padre e madre, SCEGLIE di schiaffeggiare i propri figli e di sposare chi uccide l’anima?
E risposta non trovo
.”

Rispondo così:

Nella propria disarmante e micidiale evidenza la risposta è semplice: il Vaticano (non la Chiesa dnque, ma quella che Dante identificava con la lupa famelica che” tante genti fe’ già viver grame”!) ha tradito il Vangelo e Gesù, dimenticando che per la Chiesa sono essenziali e insopprimibili la centralità e la regalità dell’ultimo, del povero, dell’emarginato. Al Vaticano e alla gerarchia succube della sua prevaricazione gli ultimi, gli emarginati, i poveri servono solo come mezzo per lucrare l’otto per mille o per operazioni di potere, d’accordo con le destre più becere, anche razziste e naziste, e con movimenti settari e omertosi quali l’Opus Dei, Comunione e Liberazione e i Legionari di Cristo. Da circa quarant’anni e in particolare con questi due ultimi papati, siamo di fronte a una vera e propria eresia del potere da parte della curia vaticana e della gerarchia a questa asservita, eresia che tradisce il Concilio Vaticano II e, soprattutto, il Vangelo. Illuminante in proposito mi pare un recente libro di MATTHEW FOX, La guerra del papa, Fazi editore,  Roma 2012 (titolo originale The Pope’s War, New York 2011).