Attento, lettore. Il discorso di oggi è fondamentale.

Quando la giustizia, la verità, l’amore, diventano una appartenenza e una identità, lì cominciano la barbarie e la violenza senza più argini.

Quando qualcuno giunge a dire: “Noi siamo i giusti”, “Noi siamo l’amore”, “Noi siamo la verità”, allora ogni prevaricazione non solo è possibile, ma è preventivamente legittimata.

La legge coincide, allora, sempre più con la identità di appartenenza: “Noi siamo la legge, perché noi siamo i giusti, noi siamo l’amore, noi siamo la verità”. Gli altri sono il reato, la colpa: “Io Bene, Tu male”. Gli altri sono l’odio, la falsità, l’illegalità. Non occorrono prove. Basta l’identità.

Certo l’identità all’inizio cambia: gli altri sono di volta in volta “i terroni”, “i Rom”, “i Romeni”, “i gay”, “i clandestini”, “gli islamici”, “i negri”. E, allora, si discriminano prima “i terroni”, poi “i Rom”, poi “i Romeni”, poi i “gay”, poi “i clandestini”, poi “gli islamici”, poi “i negri”. Discriminarli significa anche poterli emarginare, poterli – se capita – picchiare, potere fare qualche raid contro di loro, potere buttare giù le loro baracche, negare i loro diritti: “quali diritti, se solo noi siamo i giusti?”.

Alla fine gli altri diventano semplicemente, radicalmente, micidialmente “gli altri”, “loro”. Ogni essere altro, ogni alterità, ogni diversità, ogni “loro” è prima o poi colpa, reato. Allora “il drogato” Stefano Cucchi può essere torturato e ucciso, allora “il gay” può essere accoltellato, “il barbone” può essere bruciato per noia o fatto morire bagnato e gelato, “il negro” può essere sprangato e scacciato, “la mongola” può essere spinta ad andarsene dalla pizzeria, “il senza braccia” può essere sbattuto giù dal treno ecc. ecc. ecc.! Che importa? Tanto sono “gli altri”, sono soltanto “loro”!

Hai capito, lettore? Così nasce il nazismo, si legittima il fascismo, si preparano i lager, si costruiscono i gulag, si prepara la barbarie.

Caro lettore, in questa logica prima o poi siamo tutti “gli altri”, siamo tutti “loro”. Basta poco a essere “gli altri”, a diventare “loro” Anche tu lo puoi diventare domani mattina o forse, magari lo sei già. Basta poco per essere “gli altri”, “loro”. Basta che tu e io, lettore, ci dimentichiamo per un attimo che ogni ingiustizia ci tocca, che in ogni uomo picchiato, cacciato, umiliato siamo tutti picchiati, cacciati, umiliati. Basta che, quando qualcuno è ucciso davanti a noi, non lo si guardi, si scavalchi il cadavere, si continui a camminare e respirare come se nulla fosse accaduto. Basta che, quando una famiglia è costretta a uscire da una pizzeria perché ha una bambina con sindrome di down, nessuno esca con loro, nessuno protesti, nessuno si indigni. Basta che quando un ragazzo senza braccia, che non può da solo pagare il biglietto, è fatto scendere dal treno, tutti tacciano e qualcuno ancora più servo di tutti, scriva al giornale giustificando la barbarie. Basta che ciascuno si limiti a gridare e protestare per sé e solo per sé. Quando si difende solo sè stessi, quando gli altri sono un “loro” che non mi riguarda, lì muore il diritto, finisce la legalità, si annienta la civiltà, si aprono le porte di tutti gli Auschwitz della storia. Chi difende solo sè stesos, prima o poi perde e uccide anche sè stesso.

Nihil humanum a me alienum puto (“Nulla che appartenga a una altro uomo non mi riguarda”), diceva Terenzio. A questa frase dobbiamo tornare, questa frase dobbiamo vivere ed essere. Nel nome di questa frase dobbiamo ricominciare a esistere come civiltà. Altrimenti, caro lettore, siamo di nuovo nella barbarie. Capito perché è importante?